
Naturalmente nel contesto del congresso nazionale della Cgil,
il quale sta vedendo una scarsissima partecipazione da parte dei lavoratori e
un dibattito spesso ingessato sulle
posizioni della segreteria uscente, la questione degli ultimi tre
scellerati accordi sta diventando sempre più dirimente. Senza entrare nel
merito delle proposte congressuali, è necessario però notare che il primo
documento sostenuto dalla Camusso, rivendica l’accordo del 31 maggio 2013 come
un «accordo positivo, frutto dell’iniziativa di tutta la Cgil», senza critiche
quindi. Quell’accordo è stato prodromo di quello oggi contestatissimo del 10
gennaio. Soprattutto, però, l’accordo del 31 maggio 2013, per stessa ammissione
della maggioranza della Cgil (nero su bianco sul primo documento congressuale),
non è scindibile dal contestatissimo accordo sulle deroghe del 28 giugno 2011.
Accordo quest’ultimo che ha aperto la strada al famoso articolo 8 sui quali
compagne e compagni di Rifondazione Comunista si sono spesi per raccogliere
firme per un referendum abrogativo. Il secondo documento pone invece il tema
del rinnovamento sindacale in senso conflittuale, volendo riportare la Cgil ad
essere una grande organizzazione che tutela i lavoratori dai ricatti padronali.
Per questo motivo Rifondazione Comunista nel nostro territorio si schiera a
sostegno attivo di questa mozione, promuovendola nei luoghi di lavoro.
Occorre perciò lottare per evitare che la Cgil diventi a
tutti gli effetti un sindacato neocorporativo assoggettato ai dettami padronali
e della Confindustria. All’interno di un quadro che vede i lavoratori oggetto
di un attacco costante da parte dei governi neoliberisti, volto a peggiorarne
le condizioni materiali, ad eroderne le tutele ed i diritti fondamentali e
costituzionalmente garantiti, ad inibirne gli strumenti di lotta, sacrificando
il tutto sull’altare dell’austerità, dobbiamo, dunque, comprendere che la pace
sociale e la collaborazione tra i protagonisti della produzione (i lavoratori)
e i padroni voluta da Renzi e da tutta la classe dirigente italiana ha un solo
e unico scopo: riconvertire il lavoro a merce al servizio dei grandi
proprietari, destrutturare ogni diritto dei lavoratori e cancellare anche il
concetto del lavoro come diritto. Ecco perchè il conflitto tra capitale e
lavoro è oggi più attuale e più necessario che mai. Il Partito della
Rifondazione Comunista sta cercando di andare in questo senso, e infatti sta
per essere lanciata sul tutto il territorio nazionale una raccolta firme per un
Piano per il Lavoro, una pianificazione occupazionale che fermi la precarietà
dei contratti e tamponi la disoccupazione.
La questione del
lavoro però tocca molti altri ambiti, oltre a quello contrattuale. Per fermare
la precarietà e lo sfruttamento occorre rilanciare con forza un intervento
pubblico in settori strategici come la sanità, oppure la scuola, l’ università
e la ricerca, che da anni sono oggetto di un attacco sistematico e che
necessitano di un rifinanziamento e di investimenti concreti, invertendo
definitivamente la rotta delle politiche dei tagli ai diritti ed ai posti di
lavoro, perfettamente rispondenti alle logiche aziendalistiche e privatistiche
volute dai governi neoliberisti, con il plauso della Confindustria e della CEI.
Più in generale, rimettiamo al centro il tema della lotta alle privatizzazioni
(acqua, rifiuti, servizi sociali, etc), poiché i tentativi in questa direzione,
da parte di governo e regioni, sono già in atto, come il mancato rispetto
dell'esito referendario in materia di remunerazione del capitale nel servizio
idrico.
La battaglia deve poi essere condotta anche su altri fronti,
come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, o la lotta alle
delocalizzazioni produttive, tema più che mai attuale anche all’interno del
dibattito congressuale, poiché va a toccare, tra le altre cose, il problema
dell’aumento dei livelli di sfruttamento, oltre che quello della logica
ricattatoria del baratto tra posto di lavoro e diritti dei lavoratori, come
dimostrano, solo per citare alcuni casi emblematici, le vertenze della Fiat e
dell’Electrolux.
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