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domenica 30 dicembre 2012

LETTERA DEL SEGRETARIO NAZIONALE, PAOLO FERRERO

Cari compagni e compagne,

vi scrivo nel giorno in cui Ingroia ha sciolto le riserve sulla sua candidatura e si è ufficialmente candidato a presidente del consiglio per una lista che si chiama rivoluzione civile. Si tratta di un risultato positivo in se perché vuol dire che alle prossime elezioni vi sarà una lista a sinistra della coalizione de democratici e progressisti, su posizioni chiaramente antiliberiste e antimontiane. La possibilità di portare in parlamento una delegazione di coloro che in questi anni – partiti, associazioni e comitati - si sono battuti contro le politiche liberiste - e negli ultimi mesi con le politiche di Monti – è oggi alla portata di mano e si tratta di un risultato di grande portata. Noi pensiamo che questo sia il punto fondamentale e che a partire da questo risultato – tutt’altro che scontato – occorra dare una valutazione positiva del risultato raggiunto.

A questo percorso abbiamo lavorato da mesi, all’interno del percorso aperto dall’appello cambiare si può e - da quando Ingroia ha fatto il suo appello - anche con le forze che si sono raccolte attorno a io ci sto, lavorando per unificare questi due percorsi.

In particolare abbiamo posto il tema della collocazione politica, chiedendo di sciogliere ogni ambiguità nel rapporto con il pd, cosa puntualmente avvenuta anche nella conferenza stampa di Ingroia di stamattina. In secondo luogo abbiamo chiesto ed ottenuto - rispetto al primo programma presentato da Ingroia - che vi fossero inseriti con assoluta chiarezza il no alle grandi opere a partire dalla TAV, il no al fiscal compact ed in generale una decisa messa al centro delle questioni sociali e del lavoro. In pratica una qualificazione chiara in senso antiliberista della lista stessa. Questo è avvenuto e quindi il problema della collocazione e del programma della lista si è risolto positivamente nella direzione da noi auspicata.

Per quanto riguarda il simbolo, trattandosi di una lista di coazione non contiene alcun simbolo di partito ma – per quanto ci riguarda – ha una chiaro riferimento al movimento operaio nella riproduzione del “quarto stato” in rosso nella parte bassa del simbolo. La scritta Ingroia al centro del simbolo – che certo è al di fuori della nostra tradizione e cultura politica - si rende necessaria dati i tempi strettissimi che abbiamo per far conoscere il simbolo a qualche decina di milioni di persone e quindi conseguire il risultato. In ogni caso noi faremo propaganda come Rifondazione Comunista invitando a votare la lista “rivoluzione civile”.

Per quanto riguarda la candidatura del sottoscritto – che come sapete non avevo mai posto come questione dirimente, in quanto consideravo la costruzione della lista il punto principalissimo e centrale a cui sacrificare ogni altra considerazione - la scelta di Ingroia è quella di avere la candidatura dei segretari di partito come riconoscimento del passo indietro fatto attraverso la non presentazione dei simboli in campagna elettorale. Proprio sulla questione della candidatura dei segretari di partito la delegazione nominata dall’assemblea nazionale di cambiare si può (Revelli, Pepino e Sasso) ha marcato un dissenso molto forte che adesso viene posto in votazione all’interno della rete di cambiare si può.

Nei prossimi giorni proseguiranno quindi gli incontri e nel CPN del 5 decideremo in via definitiva su tutte le materie riguardanti queste prossime elezioni.

Credo che abbiamo fatto un decisivo passo nella direzione giusta che stiamo perseguendo da mesi: Occorre continuare a lavorare per allargare le forze che concorrono alla lista a partire dall’obiettivo del pieno coinvolgimento di “Cambiare si può”.

Un caro saluto

Paolo Ferrero

sabato 29 dicembre 2012

CONTRO LE RICETTE LIBERISTE RIFONDAZIONE SOSTIENE IL “QUARTO POLO” DI INGROIA.


PD-PDL-UDC : per le prossime elezioni politiche, fissate per il 24 febbraio,  ambiscono ad essere i veri eredi delle ricette “recessive” montiane.
Berlusconi finge di criticare l’operato del governo –IMU in primis- ma ha votato tutte le controriforme montiane e farebbe volentieri un passo indietro sulla propria candidatura nel caso in cui Monti guidasse la destra.
Bersani dichiara che una volta eletto premier seguirà l’ agenda Monti con qualcosa in più (?). Nel frattempo auspica una alleanza con il terzo polo.
Casini –il più fedele ultras montiano- desidera ardentemente l’attuale premier a capo di un grande centro.
Monti da canto suo, se in un primo momento diceva che il suo compito si era ormai esaurito, oggi non esclude che –se voluto da una larga maggioranza di forze- potrebbe assumersi nuovamente la responsabilità dell’esecutivo.
Tutti insomma, al di là del teatrino politichese “made in Italy”, contribuiranno a dare continuità alle stesse ricette che da anni  aggravano la crisi,  anzichè superarla.
In questo contesto i Comunisti ritengono necessaria la propria collocazione elettorale  fuori dal recinto liberista a sostegno di una lista indipendente e  soprattutto alternativa a PD, centristi, PdL...
 Per questo sosterremo la candidatura di Antonio  Ingroia come premier per il quarto polo antiliberista e la lista unitaria “rivoluzione civile” di tutte le forze che da sinistra si oppongono all’”agenda Monti”, a partire dai 10 punti programmatici definiti dal manifesto “cambiare si può”.

mercoledì 19 dicembre 2012

Quando gli stati salvano le banche (di Chiara Filoni)

pubblicata da Attac Italia il giorno Mercoledì 19 dicembre 2012 alle ore 9.57 ·







Lunedì scorso sono arrivati i primi 3,9 miliardi di euro da parte del Tesoro Italiano con destinazione Monte dei Paschi di Siena, approvati dalla Commissione Europea in cambio di un piano di ristrutturazione del debito. Questo prestito, si legge nella nota della Commissione, consentirà alla banca di conformarsi alle raccomandazioni dell'autorità bancaria europea (Eba) e costituirà una riserva supplementare temporanea di patrimonio per contrastare la sua esposizione al rischio di debito sovrano.
Galeotta fu la nascente Unione bancaria europea di qualche giorno fa tra i 27 ministri economici dell'Unione, a favore di un piano di ricapitalizzazione (propagandisticamente meglio definita come “vigilanza bancaria”) da parte della BCE per quelle banche con un patrimonio superiore ai 30 miliardi di euro (per il resto delle banche, l'accordo prevede saranno gli stati nazionali a provvedere).
Spiacente, si fa per dire, per tutti coloro che credevano che in Italia non ci sarebbero stati salvataggi bancari grazie alla indubitabile stabilità di cui gli istituti finanziari si supponeva godessero.
Ecco appunto, perché di salvataggio si parla nel caso della Mps. Che tra l'altro, come anticipato da Standard & Poor's il 6 dicembre, potrebbe non essere sufficiente per impedire comunque un deterioramento in materia di capitale della banca, la quale, è bene sottolineare, era stata classificata dall'agenzia nella categoria “speculativa”.
A detta dei ministri comunque la decisione dell'unione bancaria sarà un passo fondamentale per la sicurezza dei depositi bancari, ma nulla nell'accordo si dice per esempio a proposito di ciò che Chesnais definisce come la socializzazione delle perdite, ovvero il fatto che milioni di cittadini stiano pagando i debiti che in realtà sono le banche ad aver accumulato.
Crediamo veramente che le banche europee, anche quelle italiane, non abbiano nulla a che vedere con la crisi del debito?
E' un fatto che esse si siano fatte impigliare, non certo ingenuamente, dalla crisi immobiliare e bancaria negli Stati Uniti. Meno evidente è sbrogliare la matassa del cosiddetto sistema ombra che le stesse banche (insieme ai fondi e società di investimento ecc.) hanno creato indebitandosi attraverso l'investimento in prodotti derivati, che non risultano nei loro bilanci contabili. Ora, quando queste attività subiscono, come hanno subito, delle perdite, ciò si ripercuote su tutto il sistema bancario.
Secondo il Rapporto del Consiglio di Stabilità Finanziaria (organo creato dal G20) dello scorso novembre infatti, il peso del cosiddetto shadow banking system per i 25 paesi che possiedono il 90% degli attivi finanziari mondiali è di 67.000 miliardi di dollari, ovvero la metà degli attivi totali delle banche e circa l'equivalente della somma del Pil di tutti i paesi del mondo. E' un altro fatto che questa cifra sfugge e probabilmente sfuggirà a qualsiasi regolamentazione e unione bancaria europea.
Infine, contrariamente a ciò che si crede, ciò che minaccia le banche non è e non sarà un default di pagamento da parte degli stati per una ragione molto semplice: ciò che minaccia le banche dal 2007 ad oggi è la montagna di debiti privati (molto più alti di quelli pubblici) accumulati grazie alla deregolamentazione bancaria creata a partire dagli anni '70 e implementata dagli anni '90. A riprova di ciò il fatto che nessun fallimento bancario a partire dal 2007 è stato causato da un default di pagamento sovrano.
La domanda è ora, vogliamo davvero seguire l'esempio della franco-belga Dexia, della spagnola Bankia e degli Stati Uniti in primis, trasformando il debito privato in pubblico, o vogliamo finalmente denunciare questi fatti, rimettendo in campo la questione non più procrastinabile della necessità di una nuova finanza pubblica.

sabato 15 dicembre 2012

Pigs! La crisi spiegata a tutti.

Ci dipingono la crisi come un fenomeno naturale.E, come cura, ci propongono le ricette che ne sono all' origine: il neoliberismo. Tutto questo produce sofferenze tanto drammatiche quanto inutili, perchè la loro ricetta non funziona e aggrava la crisi. Tutto questo possono farlo perchè le persone, anche quelle informate, non capiscono nulla di economia e finanza. 
Così la nostra vita, il nostro futuro e quello dei nostri figli vengono lasciate nelle mani di "tecnici" e apprendisti stregoni che si comportano come i medici medioevali: sostenendo di curare la malattia, uccidono il paziente. Questo libro prova, con un linguaggio elementare, senza usare termini incomprensibili, a spiegare cosa ci sta succedendo davvero: le origini della crisi, le balle che ci raccontano, come fare a uscirne.
E' un libro che confida nella razionalità degli umani, nel fatto che dalla comprensione della realtà possa scaturire una coscienza, e quindi un comportamento diverso. E' un libro che confida nel fatto che gli schemi del gioco delle squadre di calcio siano più complicati dell' economia. Se tutti discutono con competenza dei primi, potranno capire anche la seconda. Ed evitare di delegare a "tecnici" venduti la gestione della loro vita.

Presso la libreria Il mondo dei libri a Poggibonsi si è tenuto, in data 14 dicembre, un incontro con il segretario del partito della Rifondazione Comunista Paolo Ferrero per la presentazione del suo ultimo libro " Pigs! La crisi spiegata a tutti  ".

Qui potrete vedere l' intervento di Paolo Ferrero.


lunedì 10 dicembre 2012

Intervista a Paolo Ferrero su Radio 3 Network FM 91.7

Oggi pomeriggio su Radio 3 Network (FM 91.7 in Toscana Centrale) è andata in onda l'intervista a Paolo Ferrero che ha parlato del suo Libro "PIGS! La crisi spiegata a tutti".

Ecco l'audio dell'intervista
Paolo Ferrero su Pigs! La crisi spiegata a tutti by user15152516
Vi ricordiamo l'appuntamento di Venerdì 14 Dicembre alle 21.30 presso la libreria Il Mondo dei Libri in via Sardelli 23-27 a Poggibonsi (SI). Paolo Ferrero sarà presente e disponibile per le vostre domande.

martedì 4 dicembre 2012

Paolo Ferrero a Poggibonsi

Venerdi 14 dicembre  Paolo Ferrero  alla libreria Il mondo dei libri in via Sardelli 23 a Poggibonsi presenterà il suo ultimo libro: Pigs! La crisi spiegta a tutti.



La crisi non è nata dal nulla, è figlia legittima delle politiche neo liberiste perseguite nell’ ultimi 30 anni.



Le tre riforme strutturali  (fiscal compact, spending review, pareggio di bilancio)  non aiuteranno a  uscire dalla crisi, al contrario faranno si che si avviti su se stessa portando l’ economia in recessione.  

Noi pensiamo che occorra mettere in discussione  queste scelte avvallate  dalla maggioranza (PD-PDL-UDC) . 

In Italia manca una vera opposizione che sappia dare spinta a politiche progressiste. Parliamone e costruiamo insieme l’ alternativa  dal basso sinistra.


sabato 3 novembre 2012

Referendum


Questo evento su Facebook è creato allo scopo di divulgare la notizia della raccolta firme per poter votare alcuni quesiti referendari. Siete tutti invitati a partecipare e divulgare tra i vostri contatti l' evento aprendo il seguente link.

http://www.facebook.com/yuri.pizzichi#!/events/488544027834264/?fref=ts

giovedì 1 novembre 2012

lunedì 15 ottobre 2012

LA COSTITUZIONE PARLA CHIARO: IL FASCISMO E’ REATO.




Sabato 13 ottobre è stata una giornata particolare per la città di Montepulciano, un bellissimo corteo molto partecipato ha sfilato in mattinata per le vie del centro, suscitando la curiosità e l’interesse dei turisti e dei cittadini poliziani,  molti dei quali si sono uniti ai manifestanti  condividendo le ragioni che stavano alla base di quella mobilitazione.
Un corteo la cui portata politica va molto oltre Montepulciano e la provincia di Siena. La parola d’ordine, riportata anche sullo striscione di testa, era chiara e netta:  Valdichiana antifascista!
In quel giorno infatti la gloriosa tradizione partigiana di queste zone è stata infangata dall’inaugurazione di una sede dell’organizzazione “Casaggì”, ormai tristemente nota soprattutto nel fiorentino, i cui richiami al neofascismo e alla tradizione politica dell’estrema desta xenofoba e violenta sono chiarissimi, e il fantasioso appellativo che questi figuri si sono dati, “centro sociale di destra”, non rende totalmente l’idea della natura di cameratismo antidemocratico che li contraddistingue.
Questo non è il primo episodio simile in provincia di Siena, da ormai diversi anni infatti esiste una sede della più famosa “Casa Pound” nel cuore del capoluogo, associazione neofascista un cui aderente lo scorso dicembre si è macchiato dell’omicidio di due cittadini senegalesi a Firenze.
La presenza frequente di una  sponda politica con la destra istituzionale che hanno questi soggetti li rende difficili da contrastare, ma giornate come quella di sabato (che ha visto il proseguimento della mobilitazione anche nel pomeriggio) sono sicuramente momenti fondamentali di lotta contro le derive fasciste che stanno fiorendo negli ultimi anni anche nel nostro territorio. Di grande e positivo rilievo è stata inoltre la partecipazione al corteo delle istituzioni locali, a partire dal sindaco di Montepulciano e quelli dei comuni limitrofi.   
I Giovani Comunisti e il Partito della Rifondazione Comunista, presenti in gran numero alla manifestazione, sostengono da sempre ogni battaglia in tutto il Paese che contrasti qualsiasi tipo di rigurgito fascista, impegnandosi in prima linea per la chiusura di tutte le sedi di estrema destra, partecipando attivamente all’assemblea senese “Chiudiamo Casa Pound”, che recentemente ha inviato al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi una lettera dove si richiedeva appunto la pulizia delle città toscane dai fascisti.
E’ NECESSARIO CHE LE ISTITUTZIONI DEMOCRATICHE FACCIANO RISPETTARE LA DODICESIMA DISPOSIZIONE TRANSITORIA DELLA COSTITUTZIONE ITALIANA, LA LEGGE SCELBA E LA LEGGE MANCINO, SECONDO LE QUALI LE SUDDETTE ORGANIZZAZIONI DI CHIARA MATRICE FASCISTA SONO FUORI LEGGE. A MONTEPULCIANO CI IMPEGNEREMO PERCHE’ QUESTA MISURA DI SALVAGUARDIA DELLA DEMOCRAZIA CONTRO CHI LA VUOLE DISTRUGGERE SIA APPLICATA. IN VALDICHIANA COME IN TUTTA ITALIA I COVI FASCISTI DEVONO CHIUDERE! 


                                               Partito della Rifondazione Comunista – federazione prov.di Siena
                                               Partito della Rifondazione Comunista – circolo di Montepulciano
                                               Giovani Comunisti – federazione prov. di Siena

martedì 9 ottobre 2012

Manifesto in bacheca


Le primarie? Autoproclamazioni, personalismi, chiacchiere e poco più..


E alla fine finisce tutto a tarallucci e vino. O quasi, perché dopo settimane di botta e risposta, accuse, critiche e diffamazioni varie, dopo essersi offesi in tutte le maniere ed essersele dette di tutti i colori, Bersani e Renzi hanno, con buona pace degli altri candidati-fantoccio, trovato finalmente l’accordo sulle regole che disciplineranno le primarie del PD. Nessun registro degli elettori, doppio turno, possibilità per gli elettori di votare anche solo al secondo turno e caffè di consolazione per il perdente: il lieto fine tanto auspicato in casa PD, Vendola se ne faccia una ragione. Ebbene si, perché a conti fatti il governatore della Puglia viene ridotto in questo momento, ad esser buoni, a l’outsider di turno buono per dar l’impressione che queste siano ancora primarie di coalizione e non un regolamento di conti interno al Partito Democratico. A questo punto Matteo Renzi, l’enfant prodige a capo della sempre più folta schiera di rottamatori, diviene il favorito della sfida, potendo contare, dopo l’eliminazione del registro degli elettori, su tutti i voti che gli elettori della destra liberale(in cui Renzi suscita una certa simpatia ed interesse) faranno piovere sulla sua candidatura. Non a caso la proposta in tema di fisco che Matteo Renzi va ripetendo in giro da qualche settimana, ovvero quella dei cento euro in meno di tasse per i redditi sotto i 2.000 che equivarrebbero a 100 euro in più nelle tasche dei redditi bassi per riavviare e vivacizzare l’economia ed i consumi, gli è stata data non certo da qualche giovane adepto ansioso di rottamare il proprio amministratore condominiale, bensì dall’israeliano Yoram Gutgeld, senior partner e direttore di McKinsey, una delle più famose società di consulenza al mondo. E di fatti, nella bagarre sulle primarie di questi giorni si è discusso di tutto, fuorché di programma: quello è già stato scritto da tempo dalla Troika e, come è facile prevedere, verrà declinato dal vincitore in linea con la versione “tecnica” di Monti. L’unica incertezza in questo avvilente scenario pre-elettorale sembra essere proprio la collocazione e il ruolo che dovrà assumere il “professore”: ovvero un Monti-bis alla guida di un governo tecnico rimpolpato da esponenti di quei partiti politici che lo sostengono oppure, in ultima analisi, salendo al Quirinale in veste di Presidente di una neonata Repubblica Presidenziale, con buona pace dei difensori della Costituzione Italiana che sognano ancora elezioni libere e sistema elettorale proporzionale. In questo scenario, le primarie divengono ancor più manifestamente una farsa clamorosa, alla luce della palese inutilità di elezioni in cui il programma è già stato scritto a Bruxelles e i candidati si autoproclamano a suon di post su Twitter. In un quadro di tale desolazione politica e, permettetemelo, umana, occorre dunque uno smarcamento netto della sinistra anticapitalista e comunista: se però le dichiarazioni di Paolo Ferrero, segretario del PRC, vanno in questa direzione scegliendo con risolutezza la via di uno schieramento antiliberista ed anticapitalista con tutti quelli che si oppongono alle politiche lacrime e sangue della BCE, lo stesso non si può certo affermare per le restanti anime della Federazione della Sinistra, ammaliate dalle sirene di un ritorno in parlamento “senza se e senza ma”. Dalle aperture di Diliberto dal palco della festa dell’IDV di Vasto nei confronti di un nuovo centrosinistra alle recenti dichiarazioni di Salvi e Patta sulla necessità di riaprire un dialogo “a destra”. Mi vien da domandarmi a cosa giovi il rientro in Parlamento a tutti i costi per una organizzazione politica che nel XXI secolo si definisce Comunista: se ritornare a sedere tra i banchi di Montecitorio dev’essere il fine ultimo che la Federazione si impone per scongiurare il fallimento economico e rimpinguare le casse oramai quasi del tutto vuote, allora probabilmente in molti tra dirigenti e non hanno l’esigenza di ritornare a leggere quanto affermato in maniera lungimirante da Vladimir Lenin e Pietro Secchia rispetto al ruolo di un partito comunista nella società e tra le masse. Il compito dei comunisti, dinanzi alla prossima consultazione elettorale, dev’essere invece quello di riportare le istanze di lavoratori, disoccupati e studenti, oramai disorientati dalla mancanza di un partito comunista capace di indicare la strada verso il riscatto delle masse proletarie, all’interno degli scranni parlamentari. Ricercare l’abbattimento dell’irriformabile sistema capitalistico e non lo spasmodico ritorno in Parlamento, buono solo a dar vita ad una classe dirigente autoreferenziale ed incapace di comprendere le istanze delle masse. In questa fase storica è imprescindibile rimettere al centro la più netta discontinuità con Monti e con le politiche europee, la riforma delle pensioni, il Fiscal Compact, la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e l'abrogazione dell'articolo 8/133 voluto dal passato governo Berlusconi. È necessario rompere le catene delle politiche liberiste e capitaliste che attraversano trasversalmente tutto l’arco parlamentare, rimettere al centro una progettualità anticapitalista che ridia dignità al lavoro, sempre più sotto attacco da parte del governo Monti e delle organizzazioni transnazionali che ne tessono la politica, e ritornare a calcare la strada che conduce al Socialismo!
Di Vincenzo Esposito, Esecutivo GC Napoli

lunedì 8 ottobre 2012

CITTADINI E LAVORATORI PAGANO IL CONTO AL MONTE DEI PROFUMO E DEI MUSSARI



S
IENA. Ad inizio luglio qualcuno ricorderà che, con decretazione d’urgenza, nelle esauste casse dello Stato sono stati trovati circa 3,4 miliardi di euro per rafforzare il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena ed adeguarlo ai desiderata dell’EBA (European Banking Authority). Per la precisione, 1,9 miliardi dovrebbero essere stati utilizzati dalla banca per rimborsare i Tremonti Bond emessi nel 2009 mentre la cifra restante dovrebbe rappresentare un’ulteriore iniezione di “denaro fresco”, indispensabile a dare un minimo di credibilità al Piano d’Impresa 2012-2015 varato contestualmente. Il giornale dei padroni, meglio conosciuto come sole 24 ore, ci dice correttamente in questi giorni che: “L'appoggio pubblico, quello di Bankitalia, e la relativa tolleranza incontrata in ambito europeo, dipendono unicamente dai contenuti del piano industriale. Ecco perché manager e grandi azionisti marciano compatti. Ed ecco perché la banca non può prescindere dagli obiettivi fissati, a cominciare dalla riduzione dei costi (600 milioni) e dai 4.600 esuberi.”
Si è davanti, quindi, ad un vero e proprio sostegno pubblico ad una banca da tempo in profonda crisi (anche di identità) con pesanti risvolti, come noto, sull’attività della stessa Fondazione azionista di maggioranza, delle istituzioni locali, dell’economia senese. Nel mentre si sottopone la città di Siena e l’Italia in generale ad una cura draconiana, il “governo dei commissari e dei banchieri” non può certo dimenticarsi di aiutare i propri amici e la propria “base sociale”.
Giova ricordare, ad esempio, che il principale tra i protagonisti e responsabili degli ultimi difficili anni di Mps è quel Giovanni Mussari che è stato recentemente riconfermato (all’unanimità) alla guida dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) per altri due anni. Mussari, da sempre considerato tra i banchieri più vicini al PD, è stato nominato nel 2001 alla presidenza della Fondazione Mps e cinque anni dopo a quella della Banca, carica che ha conservato sino a poco tempo fa. Sotto la sua guida, in particolare, è stata portata a termine la costosissima e disgraziata acquisizione di Antonveneta, operazione che ha letteralmente prosciugato il patrimonio della Fondazione e sulla quale sta indagando la procura di Siena per presunti reati di aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza (con tanto di perquisizione a ca’ Mussari). E non si tratta certo dell’unico problema giudiziario del banchiere, recentemente rinviato a giudizio per falso e turbativa d’asta nella gara per la costruzione dell’aeroporto di Ampugnano. Un curriculum davvero brillante che tuttavia non impedisce alla lobby dei banchieri italiani di sceglierlo due volte come proprio massimo rappresentante…
Del resto, sin dal 2010, tra i principali sponsor di Mussari compaiono nomi illustri quali quelli di Corrado Passera (prima AD di Intesa Sanpaolo, poi Superministro e, da pochi giorni, anche indagato per reati fiscali) e di Alessandro Profumo che, guarda caso, ne ha ereditato, a maggio, la carica di presidente del Monte Paschi, uscendo così dalla situazione di dorato oblio nella quale era finito dopo l’uscita di scena da Unicredit. Ci dispiace persino ripeterci ma si tratta nuovamente di un banchiere nell’orbita del centrosinistra, le cui manie di grandezza e scorribande finanziarie internazionali hanno coinciso con un periodo difficilissimo per il Gruppo che ha guidato con fiero cipiglio per oltre un decennio e che, infine, ha pure lui qualche problemino con la Giustizia, come testimonia il recente rinvio a giudizio con l’accusa di frode fiscale. Eppure è proprio ad un personaggio come Profumo che vengono affidati il rilancio del Monte Paschi, ironicamente nel segno della discontinuità, ed il fiume di denaro pubblico indispensabile a far superare alla Banca (forse) la fase di crisi più acuta.
Ma com’è che il Monte dei Paschi sta ripagando il finanziamento che riceverà dallo Stato e che verrà coperto attraverso un ulteriore taglio lineare alle spese sociali per sanità e servizi? Se la banca non farà utili, il capitale e gli interessi delle obbligazioni speciali sottoscritte dallo Stato potranno essere rimborsate attraverso la conversione di questi cosiddetti Monti-bond in azioni (sino al 3% del capitale) che, si precisa immediatamente, non avranno diritto di voto!
Siamo al paradosso, mentre Profumo lavora per il cambiamento del tetto del 4% per il diritto di voto, lo Stato che investe denaro pubblico quasi a fondo perduto, abdica, per l’oggi e per il domani, alla responsabilità di dover incidere nella gestione della banca per la tutela dei lavoratori e la garanzia del credito all’economia reale, affidandosi del tutto a quella casta di banchieri e manager privati che ci hanno portato sin qui e sostenendo il nuovo Piano d’Impresa che rappresenta la cornice entro la quale si colloca l’operazione descritta. Un’ennesima serie di slide colorate dalle quali emergono sostanzialmente solo tre certezze: l’assenza di un qualsivoglia progetto di sviluppo della banca, un’infinita quanto approssimativa serie di cessioni e chiusure ed il massacro delle lavoratrici e dei lavoratori. C’è davvero l’intero repertorio di questi raffinati e originali tecnici: esodi, esternalizzazione dei back office, azzeramento di un Contratto Integrativo costruito in decenni. La riduzione dei livelli occupazionali ed il taglio del costo del lavoro sono le vere, uniche “discontinuità” buttate in pasto ai mercati.
La vicenda del Monte Paschi è quindi davvero emblematica della tremenda fase politica, economica e sociale che stiamo attraversando. Le difficoltà della banca, causate sia da specifici errori gestionali sia dal generale contesto di crisi del capitale, vengono fatte pagare ai lavoratori ed alle classi subalterne sia direttamente (nel luogo della produzione) sia indirettamente (nella società) grazie all’utilizzo di denaro pubblico che invece non si trova per ospedali, asili, pensionati, disoccupati. Occorrerebbe, quanto meno, un contrattacco da parte degli Enti Locali senesi (Comune e Provincia che controllano la Fondazione – azionista, per ora, ancora di maggioranza relativa-) e che avviassero un percorso finalizzato a strappare la banca alle tecnocrazie finanziarie della speculazione, oggi così ben rappresentate dal Governo Monti sostenuto dal PD. Invece, è chiaro come il centrosinistra locale abbia deciso di seguire fino in fondo gli interessi del grande capitale e stia sostanzialmente consegnando, a prezzo di saldo, il MPS ad una “normalizzazione” che passa per un aumento di capitale da far sottoscrivere a qualche gruppo bancario straniero di cui diventare colonia. Come Partito della Rifondazione Comunista ci opponiamo a tutto questo e speriamo che l’assemblea dei soci azionisti, costretta anche dal coro delle voci dei cittadini contrari a questo scempio receda da questa follia di delegare tutto al suo boia e ai suoi “profumati” progetti.
Matteo Mascherini - segretario provinciale PRC Siena

giovedì 4 ottobre 2012

Non moriremo democristiani

PRC Pavia



Da più di due anni or sono e su invito del Partito Democratico, abbiamo accettato di partecipare al Tavolo Politico del centro-sinistra di Pavia. Spinti da uno spirito davvero sincero, per la costruzione di un'alternativa politica in città e per liberarla dalla classe politica di un centrodestra affaristico e privatistico, profondamente infettato dal populismo xenofobo e razzista della Lega. Per costruire appunto, un'alternativa in una città dove la politica negli ultimi anni non era altro che il cane ben addestrato del potere, pronto ad azzannare chiunque tocchi gli interessi degli speculatori parassitari che per anni hanno trasformato Pavia in una città cementificata rendendola di fatto, una città fantasma nel panorama lombardo. Una città dove i giovani non hanno altro da fare che riversarsi nelle strade della movida, i lavoratori a fare chilometri e chilometri per recarsi ai propri posti di lavoro, ammesso di averne ancora uno, gli anziani a chiudersi in casa per mancanza di qualsivoglia progetto sociale. Insomma, una città dormitorio. Per questo abbiamo accettato di sederci a quel tavolo, per un progetto diverso. Un progetto che metta al centro la persona, l'ambiente, il lavoro, la socialità dei cittadini, l'antifascismo, i valori della resistenza e l'antirazzismo. Ci siamo impegnati a fondo con militanti, attivisti, simpatizzanti e con le nostre esigue risorse economiche a promuovere diverse iniziative tra cui, il documento redatto dal tavolo con le osservazioni dei cittadini sul PGT. Ma ahinoi, ci siamo illusi e lo diciamo con grande rammarico. La complicità e la partecipazione del Partito Democratico al massacro sociale perpetrato ai danni dei cittadini e lavoratori italiani attraverso le misure draconiane del governo Monti non potevano lasciarci indifferenti. Dalla riforma delle pensioni e l'aumento dell'età lavorativa, alla manomissione dell'articolo 18 dello statuto del lavoratore. Dal Fiscal Compact, o, meglio, il piano del rientro del debito pubblico che, consiste in un impegno pari a circa 45 miliardi di euro l’anno e che condannerà gli italiani a 20 o 30 anni di duro sacrificio. All'introduzione della norma del pareggio di bilancio in Costituzione che, rende tra l’altro inattivabili i diritti previsti da altri articoli della stessa Costituzione. Qualcuno potrebbe maliziosamente dire; ma che c'entra Monti o tutto questo con il PD pavese o con la città di Pavia? Beh signori, se questi misure non toccano i pavesi perché viviamo in un'isola felice, saremo disposti anche a chiudere un occhio! Ma quando il Partito Democratico pavese non esterna nemmeno un dissenso, un commento o un parere leggermente diverso riguardo a questi misure, qualche dubbio ci viene. E quando il PD pavese festeggia il 25 Aprile sotto l'aureola di Don Tassone, parroco dichiaratamente schierato con la destra, come dicevamo, qualche dubbio quantomeno ci pervade. E quando nel aprile scorso il PD si arrampica sui vetri per dare una spiegazione alla nomina di Alberto Artuso per il Cda di Asm, rimaniamo stupefatti. E quando il Partito Democratico assistito da tutte le forze di sinistra non mostra fermezza nel chiedere alla questura il lascia passare per il corteo ANTIFASCISTA in risposta all'aggressione subita da un ragazzo lo scorso 28 agosto in corso Strada Nuova e non vi partecipa nemmeno, allora c'è ben poco da spiegare. E quando il 18 settembre, il consigliere del PD Matteo Pezza, afferma durante la discussione sul PGT che, il suo partito sarebbe favorevole all'aumento dell'indice di edificabilità nelle aree dismesse rispetto a quello proposto dalla giunta Cattaneo (PDL-LEGA), rendendo di fatto, carta straccia, il documento elaborato con le forze del centro-sinistra, rimaniamo a bocca aperta!   Credo che a questo punto la nostra presenza all'interno di quel tavolo sarebbe quantomeno superflua se non addirittura incoerente. Ed è per tutte questi ragioni che diciamo con tutta la nostra forza, non moriremo democristiani e usciamo dal Tavolo Politico.   Tuttavia, da oggi in poi, ci impegneremo a fondo per la costruzione di una vera alternativa di sinistra per la città di Pavia. Un progetto alternativo, aperto a tutte le forze politiche, alle associazioni, alle donne e agli uomini che si riconoscono nei valori qui espressi. Ci rivolgiamo a tutta la città e a tutti coloro che non vedono in questa ipocrita messa in scena del Tavolo Politico una vera via d'uscita. Noi siamo usciti e stiamo già lavorando per l'alternativa, e voi?

Alaa Nasser

Segretario cittadino del PRC-FdS

domenica 23 settembre 2012

"Accorpamenti e spending review: stiamo buttando via il bambino per berci l’acqua sporca" Prc interviene nel dibattito sul riordino delle Province



SIENA. In questi giorni il dibattito sull’accorpamento delle province ha scatenato un’intensa opera di proposte e posizionamenti delle varie forze politiche ognuna impegnata nel lamentarsi dell’accorpamento e, al contempo, propagandare Siena come capoluogo di non si sa bene cosa (Grosseto?, Arezzo?, entrambe?)
Leggendo ad esempio il resoconto scaturito dall’iniziativa organizzata dal PD su questo tema, siamo rimasti confusi nel sentire dichiarazioni come quelle del responsabile provinciale degli enti locali Biagianti il quale, ci sembra di capire, veda con angoscia la mancanza di democrazia che si verrebbe a creare con l’istituzione di superorganismi composti da poche persone non elette dai cittadini e s’interroga con preoccupazione su come poter salvare e razionalizzare le funzioni e i servizi che attualmente svolgono le province. Siamo pienamente d’accordo ma… ci sembra di notare un’ipocrita schizofrenia nel sentir chiedere ai propri parlamentari di non appoggiare una riforma che hanno già provveduto a sostenere. Tutto ciò ha dell’assurdo e raggiunge il grottesco se ci sommiamo il fatto che non è carino fingere di preoccuparsi del corretto riordino dei servizi ai cittadini dopo aver votato in parlamento le “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica” meglio nota come Spending Review, la quale non riduce per nulla selettivamente gli sprechi e la spesa pubblica inutile, come contestato dal nostro Partito al Presidente Monti nella sua giratina a Siena, ma serve ad aumentare i tagli agli Enti Locali, alla sanità, ai servizi.
Il Partito della Rifondazione Comunista è cosciente del sentimento di repulsione verso la politica che anima il popolo. E siamo anche coscienti di come ciò generi una confusa disattenzione verso i problemi della rappresentanza democratica che viene ormai disegnata dai media come un costo del tutto improduttivo. Se siamo giunti a questo, però, non è colpa della troppa democrazia (che per noi è controllo dal basso da parte dei cittadini sulle azioni degli eletti) bensì del suo esatto opposto. Come esempio di ciò possiamo portare le privatizzazioni di tutti quei servizi pubblici che venivano svolti dai lavoratori direttamente impiegati dai Comuni e le Province i cui costi potevano essere controllati mentre da anni si è moltiplicato a dismisura il ricorso alla creazione e al foraggiamento di appalti e, soprattutto, di società partecipate (per la Provincia di Siena parliamo di circa 20) che a loro volta hanno consigli di amministrazione che prevedono per i loro membri indennità di molte decine e in qualche caso di centinaia di migliaia di euro (pensiamo ai Presidenti di Apea, di SienAmbiente di Siena Casa, dell’Aeroporto di Ampugnano etc.) E’ evidente come questi enti derivati abbiano creato dei “postifici di lusso” ad uso indiscriminato dei partiti politici che gestiscono il potere.
Se quanto detto sin qui è il vero motivo fondante del sentimento generalizzato di antipolitica ci chiediamo come la soluzione a questi problemi possa essere la contrazione del numero delle province se ad essa corrisponde, ad esempio, il proliferare delle Unioni dei Comuni tanto care al PD e al PDL, anche'esse istituzioni delegate, elette dai consigli comunali e non sottoposte al voto ed alla partecipazione dei cittadini, in cui si rafforza la gerarchizzazione della politica e insieme la moltiplicazione degli enti e delle funzioni che creano posti di potere e costi aggiuntivi.

Le ragioni di fondo del nostro giudizio assai negativo sul provvedimento sono dunque chiarissime: in primo luogo, si tenta di azzerare il sistema di elezione democratica degli EELL, innalzando ulteriormente soglie di sbarramento e centralizzando tutti i poteri nei Presidenti; in secondo luogo, i tagli e il mutamento delle circoscrizioni provinciali (art.13 della Costituzione) lungi dal consentire risparmi – come indicato da un recente studio elaborato dal CERTET Bocconi – produrranno costi aggiuntivi per lo Stato e la Pubblica Amministrazione ingenerando caos e conseguenze pesanti per i lavoratori impiegati nei servizi (tanto più se in appalto) e i cittadini che di questi servizi avrebbero diritto di fruire come sancito costituzionalmente.
Infine, a proposito di PD e Costituzione, ci chiediamo come mai ben sette Regioni abbiano promosso contro l’art. 23 del DL 201/2011 un ricorso alla Corte Costituzionale ma tra queste non ci sia la Regione Toscana la cui Giunta ha scartato tale azione con l’unica contrarietà di Rifondazione Comunista. C'è da capire in questo quadro quali saranno le future mosse del Pd, se ci si fermerà alla “convegnistica” o se si farà realmente pressione sul Presidente della Regione Rossi per un'azione di contrasto all’implementazione di questo provvedimento.

Matteo Mascherini - Segretario Provinciale PRC Siena
Angela Bindi - Resp.le Provinciale Enti Locali PRC Siena