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lunedì 15 ottobre 2012

LA COSTITUZIONE PARLA CHIARO: IL FASCISMO E’ REATO.




Sabato 13 ottobre è stata una giornata particolare per la città di Montepulciano, un bellissimo corteo molto partecipato ha sfilato in mattinata per le vie del centro, suscitando la curiosità e l’interesse dei turisti e dei cittadini poliziani,  molti dei quali si sono uniti ai manifestanti  condividendo le ragioni che stavano alla base di quella mobilitazione.
Un corteo la cui portata politica va molto oltre Montepulciano e la provincia di Siena. La parola d’ordine, riportata anche sullo striscione di testa, era chiara e netta:  Valdichiana antifascista!
In quel giorno infatti la gloriosa tradizione partigiana di queste zone è stata infangata dall’inaugurazione di una sede dell’organizzazione “Casaggì”, ormai tristemente nota soprattutto nel fiorentino, i cui richiami al neofascismo e alla tradizione politica dell’estrema desta xenofoba e violenta sono chiarissimi, e il fantasioso appellativo che questi figuri si sono dati, “centro sociale di destra”, non rende totalmente l’idea della natura di cameratismo antidemocratico che li contraddistingue.
Questo non è il primo episodio simile in provincia di Siena, da ormai diversi anni infatti esiste una sede della più famosa “Casa Pound” nel cuore del capoluogo, associazione neofascista un cui aderente lo scorso dicembre si è macchiato dell’omicidio di due cittadini senegalesi a Firenze.
La presenza frequente di una  sponda politica con la destra istituzionale che hanno questi soggetti li rende difficili da contrastare, ma giornate come quella di sabato (che ha visto il proseguimento della mobilitazione anche nel pomeriggio) sono sicuramente momenti fondamentali di lotta contro le derive fasciste che stanno fiorendo negli ultimi anni anche nel nostro territorio. Di grande e positivo rilievo è stata inoltre la partecipazione al corteo delle istituzioni locali, a partire dal sindaco di Montepulciano e quelli dei comuni limitrofi.   
I Giovani Comunisti e il Partito della Rifondazione Comunista, presenti in gran numero alla manifestazione, sostengono da sempre ogni battaglia in tutto il Paese che contrasti qualsiasi tipo di rigurgito fascista, impegnandosi in prima linea per la chiusura di tutte le sedi di estrema destra, partecipando attivamente all’assemblea senese “Chiudiamo Casa Pound”, che recentemente ha inviato al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi una lettera dove si richiedeva appunto la pulizia delle città toscane dai fascisti.
E’ NECESSARIO CHE LE ISTITUTZIONI DEMOCRATICHE FACCIANO RISPETTARE LA DODICESIMA DISPOSIZIONE TRANSITORIA DELLA COSTITUTZIONE ITALIANA, LA LEGGE SCELBA E LA LEGGE MANCINO, SECONDO LE QUALI LE SUDDETTE ORGANIZZAZIONI DI CHIARA MATRICE FASCISTA SONO FUORI LEGGE. A MONTEPULCIANO CI IMPEGNEREMO PERCHE’ QUESTA MISURA DI SALVAGUARDIA DELLA DEMOCRAZIA CONTRO CHI LA VUOLE DISTRUGGERE SIA APPLICATA. IN VALDICHIANA COME IN TUTTA ITALIA I COVI FASCISTI DEVONO CHIUDERE! 


                                               Partito della Rifondazione Comunista – federazione prov.di Siena
                                               Partito della Rifondazione Comunista – circolo di Montepulciano
                                               Giovani Comunisti – federazione prov. di Siena

martedì 9 ottobre 2012

Manifesto in bacheca


Le primarie? Autoproclamazioni, personalismi, chiacchiere e poco più..


E alla fine finisce tutto a tarallucci e vino. O quasi, perché dopo settimane di botta e risposta, accuse, critiche e diffamazioni varie, dopo essersi offesi in tutte le maniere ed essersele dette di tutti i colori, Bersani e Renzi hanno, con buona pace degli altri candidati-fantoccio, trovato finalmente l’accordo sulle regole che disciplineranno le primarie del PD. Nessun registro degli elettori, doppio turno, possibilità per gli elettori di votare anche solo al secondo turno e caffè di consolazione per il perdente: il lieto fine tanto auspicato in casa PD, Vendola se ne faccia una ragione. Ebbene si, perché a conti fatti il governatore della Puglia viene ridotto in questo momento, ad esser buoni, a l’outsider di turno buono per dar l’impressione che queste siano ancora primarie di coalizione e non un regolamento di conti interno al Partito Democratico. A questo punto Matteo Renzi, l’enfant prodige a capo della sempre più folta schiera di rottamatori, diviene il favorito della sfida, potendo contare, dopo l’eliminazione del registro degli elettori, su tutti i voti che gli elettori della destra liberale(in cui Renzi suscita una certa simpatia ed interesse) faranno piovere sulla sua candidatura. Non a caso la proposta in tema di fisco che Matteo Renzi va ripetendo in giro da qualche settimana, ovvero quella dei cento euro in meno di tasse per i redditi sotto i 2.000 che equivarrebbero a 100 euro in più nelle tasche dei redditi bassi per riavviare e vivacizzare l’economia ed i consumi, gli è stata data non certo da qualche giovane adepto ansioso di rottamare il proprio amministratore condominiale, bensì dall’israeliano Yoram Gutgeld, senior partner e direttore di McKinsey, una delle più famose società di consulenza al mondo. E di fatti, nella bagarre sulle primarie di questi giorni si è discusso di tutto, fuorché di programma: quello è già stato scritto da tempo dalla Troika e, come è facile prevedere, verrà declinato dal vincitore in linea con la versione “tecnica” di Monti. L’unica incertezza in questo avvilente scenario pre-elettorale sembra essere proprio la collocazione e il ruolo che dovrà assumere il “professore”: ovvero un Monti-bis alla guida di un governo tecnico rimpolpato da esponenti di quei partiti politici che lo sostengono oppure, in ultima analisi, salendo al Quirinale in veste di Presidente di una neonata Repubblica Presidenziale, con buona pace dei difensori della Costituzione Italiana che sognano ancora elezioni libere e sistema elettorale proporzionale. In questo scenario, le primarie divengono ancor più manifestamente una farsa clamorosa, alla luce della palese inutilità di elezioni in cui il programma è già stato scritto a Bruxelles e i candidati si autoproclamano a suon di post su Twitter. In un quadro di tale desolazione politica e, permettetemelo, umana, occorre dunque uno smarcamento netto della sinistra anticapitalista e comunista: se però le dichiarazioni di Paolo Ferrero, segretario del PRC, vanno in questa direzione scegliendo con risolutezza la via di uno schieramento antiliberista ed anticapitalista con tutti quelli che si oppongono alle politiche lacrime e sangue della BCE, lo stesso non si può certo affermare per le restanti anime della Federazione della Sinistra, ammaliate dalle sirene di un ritorno in parlamento “senza se e senza ma”. Dalle aperture di Diliberto dal palco della festa dell’IDV di Vasto nei confronti di un nuovo centrosinistra alle recenti dichiarazioni di Salvi e Patta sulla necessità di riaprire un dialogo “a destra”. Mi vien da domandarmi a cosa giovi il rientro in Parlamento a tutti i costi per una organizzazione politica che nel XXI secolo si definisce Comunista: se ritornare a sedere tra i banchi di Montecitorio dev’essere il fine ultimo che la Federazione si impone per scongiurare il fallimento economico e rimpinguare le casse oramai quasi del tutto vuote, allora probabilmente in molti tra dirigenti e non hanno l’esigenza di ritornare a leggere quanto affermato in maniera lungimirante da Vladimir Lenin e Pietro Secchia rispetto al ruolo di un partito comunista nella società e tra le masse. Il compito dei comunisti, dinanzi alla prossima consultazione elettorale, dev’essere invece quello di riportare le istanze di lavoratori, disoccupati e studenti, oramai disorientati dalla mancanza di un partito comunista capace di indicare la strada verso il riscatto delle masse proletarie, all’interno degli scranni parlamentari. Ricercare l’abbattimento dell’irriformabile sistema capitalistico e non lo spasmodico ritorno in Parlamento, buono solo a dar vita ad una classe dirigente autoreferenziale ed incapace di comprendere le istanze delle masse. In questa fase storica è imprescindibile rimettere al centro la più netta discontinuità con Monti e con le politiche europee, la riforma delle pensioni, il Fiscal Compact, la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e l'abrogazione dell'articolo 8/133 voluto dal passato governo Berlusconi. È necessario rompere le catene delle politiche liberiste e capitaliste che attraversano trasversalmente tutto l’arco parlamentare, rimettere al centro una progettualità anticapitalista che ridia dignità al lavoro, sempre più sotto attacco da parte del governo Monti e delle organizzazioni transnazionali che ne tessono la politica, e ritornare a calcare la strada che conduce al Socialismo!
Di Vincenzo Esposito, Esecutivo GC Napoli

lunedì 8 ottobre 2012

CITTADINI E LAVORATORI PAGANO IL CONTO AL MONTE DEI PROFUMO E DEI MUSSARI



S
IENA. Ad inizio luglio qualcuno ricorderà che, con decretazione d’urgenza, nelle esauste casse dello Stato sono stati trovati circa 3,4 miliardi di euro per rafforzare il patrimonio del Monte dei Paschi di Siena ed adeguarlo ai desiderata dell’EBA (European Banking Authority). Per la precisione, 1,9 miliardi dovrebbero essere stati utilizzati dalla banca per rimborsare i Tremonti Bond emessi nel 2009 mentre la cifra restante dovrebbe rappresentare un’ulteriore iniezione di “denaro fresco”, indispensabile a dare un minimo di credibilità al Piano d’Impresa 2012-2015 varato contestualmente. Il giornale dei padroni, meglio conosciuto come sole 24 ore, ci dice correttamente in questi giorni che: “L'appoggio pubblico, quello di Bankitalia, e la relativa tolleranza incontrata in ambito europeo, dipendono unicamente dai contenuti del piano industriale. Ecco perché manager e grandi azionisti marciano compatti. Ed ecco perché la banca non può prescindere dagli obiettivi fissati, a cominciare dalla riduzione dei costi (600 milioni) e dai 4.600 esuberi.”
Si è davanti, quindi, ad un vero e proprio sostegno pubblico ad una banca da tempo in profonda crisi (anche di identità) con pesanti risvolti, come noto, sull’attività della stessa Fondazione azionista di maggioranza, delle istituzioni locali, dell’economia senese. Nel mentre si sottopone la città di Siena e l’Italia in generale ad una cura draconiana, il “governo dei commissari e dei banchieri” non può certo dimenticarsi di aiutare i propri amici e la propria “base sociale”.
Giova ricordare, ad esempio, che il principale tra i protagonisti e responsabili degli ultimi difficili anni di Mps è quel Giovanni Mussari che è stato recentemente riconfermato (all’unanimità) alla guida dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) per altri due anni. Mussari, da sempre considerato tra i banchieri più vicini al PD, è stato nominato nel 2001 alla presidenza della Fondazione Mps e cinque anni dopo a quella della Banca, carica che ha conservato sino a poco tempo fa. Sotto la sua guida, in particolare, è stata portata a termine la costosissima e disgraziata acquisizione di Antonveneta, operazione che ha letteralmente prosciugato il patrimonio della Fondazione e sulla quale sta indagando la procura di Siena per presunti reati di aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza (con tanto di perquisizione a ca’ Mussari). E non si tratta certo dell’unico problema giudiziario del banchiere, recentemente rinviato a giudizio per falso e turbativa d’asta nella gara per la costruzione dell’aeroporto di Ampugnano. Un curriculum davvero brillante che tuttavia non impedisce alla lobby dei banchieri italiani di sceglierlo due volte come proprio massimo rappresentante…
Del resto, sin dal 2010, tra i principali sponsor di Mussari compaiono nomi illustri quali quelli di Corrado Passera (prima AD di Intesa Sanpaolo, poi Superministro e, da pochi giorni, anche indagato per reati fiscali) e di Alessandro Profumo che, guarda caso, ne ha ereditato, a maggio, la carica di presidente del Monte Paschi, uscendo così dalla situazione di dorato oblio nella quale era finito dopo l’uscita di scena da Unicredit. Ci dispiace persino ripeterci ma si tratta nuovamente di un banchiere nell’orbita del centrosinistra, le cui manie di grandezza e scorribande finanziarie internazionali hanno coinciso con un periodo difficilissimo per il Gruppo che ha guidato con fiero cipiglio per oltre un decennio e che, infine, ha pure lui qualche problemino con la Giustizia, come testimonia il recente rinvio a giudizio con l’accusa di frode fiscale. Eppure è proprio ad un personaggio come Profumo che vengono affidati il rilancio del Monte Paschi, ironicamente nel segno della discontinuità, ed il fiume di denaro pubblico indispensabile a far superare alla Banca (forse) la fase di crisi più acuta.
Ma com’è che il Monte dei Paschi sta ripagando il finanziamento che riceverà dallo Stato e che verrà coperto attraverso un ulteriore taglio lineare alle spese sociali per sanità e servizi? Se la banca non farà utili, il capitale e gli interessi delle obbligazioni speciali sottoscritte dallo Stato potranno essere rimborsate attraverso la conversione di questi cosiddetti Monti-bond in azioni (sino al 3% del capitale) che, si precisa immediatamente, non avranno diritto di voto!
Siamo al paradosso, mentre Profumo lavora per il cambiamento del tetto del 4% per il diritto di voto, lo Stato che investe denaro pubblico quasi a fondo perduto, abdica, per l’oggi e per il domani, alla responsabilità di dover incidere nella gestione della banca per la tutela dei lavoratori e la garanzia del credito all’economia reale, affidandosi del tutto a quella casta di banchieri e manager privati che ci hanno portato sin qui e sostenendo il nuovo Piano d’Impresa che rappresenta la cornice entro la quale si colloca l’operazione descritta. Un’ennesima serie di slide colorate dalle quali emergono sostanzialmente solo tre certezze: l’assenza di un qualsivoglia progetto di sviluppo della banca, un’infinita quanto approssimativa serie di cessioni e chiusure ed il massacro delle lavoratrici e dei lavoratori. C’è davvero l’intero repertorio di questi raffinati e originali tecnici: esodi, esternalizzazione dei back office, azzeramento di un Contratto Integrativo costruito in decenni. La riduzione dei livelli occupazionali ed il taglio del costo del lavoro sono le vere, uniche “discontinuità” buttate in pasto ai mercati.
La vicenda del Monte Paschi è quindi davvero emblematica della tremenda fase politica, economica e sociale che stiamo attraversando. Le difficoltà della banca, causate sia da specifici errori gestionali sia dal generale contesto di crisi del capitale, vengono fatte pagare ai lavoratori ed alle classi subalterne sia direttamente (nel luogo della produzione) sia indirettamente (nella società) grazie all’utilizzo di denaro pubblico che invece non si trova per ospedali, asili, pensionati, disoccupati. Occorrerebbe, quanto meno, un contrattacco da parte degli Enti Locali senesi (Comune e Provincia che controllano la Fondazione – azionista, per ora, ancora di maggioranza relativa-) e che avviassero un percorso finalizzato a strappare la banca alle tecnocrazie finanziarie della speculazione, oggi così ben rappresentate dal Governo Monti sostenuto dal PD. Invece, è chiaro come il centrosinistra locale abbia deciso di seguire fino in fondo gli interessi del grande capitale e stia sostanzialmente consegnando, a prezzo di saldo, il MPS ad una “normalizzazione” che passa per un aumento di capitale da far sottoscrivere a qualche gruppo bancario straniero di cui diventare colonia. Come Partito della Rifondazione Comunista ci opponiamo a tutto questo e speriamo che l’assemblea dei soci azionisti, costretta anche dal coro delle voci dei cittadini contrari a questo scempio receda da questa follia di delegare tutto al suo boia e ai suoi “profumati” progetti.
Matteo Mascherini - segretario provinciale PRC Siena

giovedì 4 ottobre 2012

Non moriremo democristiani

PRC Pavia



Da più di due anni or sono e su invito del Partito Democratico, abbiamo accettato di partecipare al Tavolo Politico del centro-sinistra di Pavia. Spinti da uno spirito davvero sincero, per la costruzione di un'alternativa politica in città e per liberarla dalla classe politica di un centrodestra affaristico e privatistico, profondamente infettato dal populismo xenofobo e razzista della Lega. Per costruire appunto, un'alternativa in una città dove la politica negli ultimi anni non era altro che il cane ben addestrato del potere, pronto ad azzannare chiunque tocchi gli interessi degli speculatori parassitari che per anni hanno trasformato Pavia in una città cementificata rendendola di fatto, una città fantasma nel panorama lombardo. Una città dove i giovani non hanno altro da fare che riversarsi nelle strade della movida, i lavoratori a fare chilometri e chilometri per recarsi ai propri posti di lavoro, ammesso di averne ancora uno, gli anziani a chiudersi in casa per mancanza di qualsivoglia progetto sociale. Insomma, una città dormitorio. Per questo abbiamo accettato di sederci a quel tavolo, per un progetto diverso. Un progetto che metta al centro la persona, l'ambiente, il lavoro, la socialità dei cittadini, l'antifascismo, i valori della resistenza e l'antirazzismo. Ci siamo impegnati a fondo con militanti, attivisti, simpatizzanti e con le nostre esigue risorse economiche a promuovere diverse iniziative tra cui, il documento redatto dal tavolo con le osservazioni dei cittadini sul PGT. Ma ahinoi, ci siamo illusi e lo diciamo con grande rammarico. La complicità e la partecipazione del Partito Democratico al massacro sociale perpetrato ai danni dei cittadini e lavoratori italiani attraverso le misure draconiane del governo Monti non potevano lasciarci indifferenti. Dalla riforma delle pensioni e l'aumento dell'età lavorativa, alla manomissione dell'articolo 18 dello statuto del lavoratore. Dal Fiscal Compact, o, meglio, il piano del rientro del debito pubblico che, consiste in un impegno pari a circa 45 miliardi di euro l’anno e che condannerà gli italiani a 20 o 30 anni di duro sacrificio. All'introduzione della norma del pareggio di bilancio in Costituzione che, rende tra l’altro inattivabili i diritti previsti da altri articoli della stessa Costituzione. Qualcuno potrebbe maliziosamente dire; ma che c'entra Monti o tutto questo con il PD pavese o con la città di Pavia? Beh signori, se questi misure non toccano i pavesi perché viviamo in un'isola felice, saremo disposti anche a chiudere un occhio! Ma quando il Partito Democratico pavese non esterna nemmeno un dissenso, un commento o un parere leggermente diverso riguardo a questi misure, qualche dubbio ci viene. E quando il PD pavese festeggia il 25 Aprile sotto l'aureola di Don Tassone, parroco dichiaratamente schierato con la destra, come dicevamo, qualche dubbio quantomeno ci pervade. E quando nel aprile scorso il PD si arrampica sui vetri per dare una spiegazione alla nomina di Alberto Artuso per il Cda di Asm, rimaniamo stupefatti. E quando il Partito Democratico assistito da tutte le forze di sinistra non mostra fermezza nel chiedere alla questura il lascia passare per il corteo ANTIFASCISTA in risposta all'aggressione subita da un ragazzo lo scorso 28 agosto in corso Strada Nuova e non vi partecipa nemmeno, allora c'è ben poco da spiegare. E quando il 18 settembre, il consigliere del PD Matteo Pezza, afferma durante la discussione sul PGT che, il suo partito sarebbe favorevole all'aumento dell'indice di edificabilità nelle aree dismesse rispetto a quello proposto dalla giunta Cattaneo (PDL-LEGA), rendendo di fatto, carta straccia, il documento elaborato con le forze del centro-sinistra, rimaniamo a bocca aperta!   Credo che a questo punto la nostra presenza all'interno di quel tavolo sarebbe quantomeno superflua se non addirittura incoerente. Ed è per tutte questi ragioni che diciamo con tutta la nostra forza, non moriremo democristiani e usciamo dal Tavolo Politico.   Tuttavia, da oggi in poi, ci impegneremo a fondo per la costruzione di una vera alternativa di sinistra per la città di Pavia. Un progetto alternativo, aperto a tutte le forze politiche, alle associazioni, alle donne e agli uomini che si riconoscono nei valori qui espressi. Ci rivolgiamo a tutta la città e a tutti coloro che non vedono in questa ipocrita messa in scena del Tavolo Politico una vera via d'uscita. Noi siamo usciti e stiamo già lavorando per l'alternativa, e voi?

Alaa Nasser

Segretario cittadino del PRC-FdS