Pagine

giovedì 6 settembre 2012

Afa e voglia di votare

La polemica che sta ravvivando gli ultimi giorni dell’afa contrastata fra la il divino e la commedia greca è sicuramente quella sulla necessità di andare a votare al più presto per eleggere un Sindaco dei cittadini nella Città del Palio e sostenuta fino ad oggi, pare, solo dal PD. Del resto sia l’abbandono del Consiglio Provinciale da parte della maggioranza (fatto forse mai accaduto fino ad ora) e sia i lavoratori che sono in lotta e senza stipendio e le ditte che non riscuotono le fatture perché la Provincia ed i comuni hanno bloccato i pagamenti, perché da una parte c’è il Patto di Stabilità e dall’altra i bilanci condizionati dalle mancate erogazione della Fondazione e quindi senza margini di manovra, così come il futuro assetto istituzionale della regione, non meritano né discussioni, né forum e tantomeno tavole rotonde. Sono bazzecole diceva il Principe. E poi queste cose non fanno notizie o forse e meglio tenerle nascoste, altrimenti si spariglierebbe troppo.

Generalmente le elezioni s’invocano quando il popolo ha bisogno di essere rappresentato e tutelato nei confronti del potere, ma non mi pare che le cose stiano proprio così. Personalmente, non amo i commissari e figuriamoci quelli straordinari, ma quando la politica occupa il potere e lo gestisce attraverso le nomine ed occupa le poltrone delle aziende con ex sindaci, ex presidenti, ex assessori e spesso questi, invece di mettersi al servizio del popolo diventano lo specchio della finanza, dei titoli e delle manovre, rimangono due sole alternative: il governo del popolo o i commissari. Siccome il primo contrasterebbe con le logge e con la massoneria, perché troppo pericoloso e comunista, rimane l’unica scelta possibile: i Commissari, augurandoci che non tradiscano i valori costituzionali.

A proposito di Costituzione, se ci fossero i partiti, quelli veri, quelli della rappresentanza dei cittadini e non delle lobbie, si potrebbe anche votare, ma in questo modo, con questa legge elettorale ed in queste condizioni si favorirebbero solo le manovre di palazzo e l’occupazione di poltrone prive di significato e di autorevolezza.

Quindi prima di andare a votare bisognerebbe preoccuparsi di rifare una classe politica, magari ripartendo dal secchio e dalla colla e non da “quello porta voti”, non serve una classe dirigente votata perché è sostenuta dalla stampa e perché conosce gli intrighi del palazzo, serve una classe politica che rappresenti il popolo, che non abbia  paura del palazzo e soprattutto che abbia in se rispetto, tensione ideale, coerenza, rigore, onestà e passione ed infine se non si scrive sui programmi che occorre togliere il diritto acquisito ai privilegi a chi/che serve andare a votare.

 

Antonio Falcone

Nessun commento:

Posta un commento